Descrizione
La chiesa apparteneva in origine al convento di suore benedettine, di cui si hanno notizie fin dal 1084 e che fu soppresso nel 1440 da Papa Eugenio IV. Il complesso conventuale, per dono della famiglia Medici, venne trasformato nel 1450 in ospedale e destinato a prestare soccorso a pellegrini e viandanti. Durante questo periodo, fu assegnato ai Disciplinati dei Servi di Maria detti anche "Compagnia de'Rossi" che vi rimasero fino al 1515.
L' ospedale di S. Desiderio, trasformato nuovamente in convento, fu prima ceduto alle monache dette le Mantellate e poi alle suore francescane (clarisse). Il monastero rimase attivo sino al 1786, anno della soppressione attuata dal vescovo di Pistoia Scipione de' Ricci.
Nel 1844 venne acquistato dalla famiglia Amati, che successivamente lo vendette a privati. In questa circostanza fu venduto anche il soffitto, costituito da 11 tele, dipinte da Domenico Cresti (detto il Passignano), da Francesco Currado e da Matteo Rosselli, conservato adesso presso la pinacoteca di Bordeaux.
Ad inizio Novecento, l’ edificio fu adibito a magazzino di legname, per poi essere acquistato nel 1910, da Alessandrina Gelli vedova Rospigliosi che lo donò al Demanio dello Stato, con obbligo di conservarlo e renderlo visitabile al pubblico.
Questo luogo è conosciuto per il suggestivo affresco, noto con il titolo “La crocifissione di San Desiderio e dei diecimila martiri” (episodio svoltosi all'epoca di Diocleziano) ma che in realtà rappresenta “La crocifissione di Acacio e dei diecimila martiri sul monte Ararat”, che fu realizzato nel 1570 dal pittore Sebastiano Vini, su commissione di Domenico Amati. I diecimila martiri erano soldati romani, guidati dal centurione Acacio, inviati dagli imperatori Adriano e Antonino Pio in Armenia, dove si trovarono a dover fronteggiare centomila ribelli. Nonostante l’inferiorità di numero il contingente romano ebbe la meglio e poiché un angelo aveva predetto loro la vittoria, nel caso in cui avessero combattuto in nome di Cristo, tutti si convertirono e furono battezzati sul monte Ararat. I due imperatori informati dell’ accaduto cercarono di far abiurare loro la nuova fede, tuttavia non riuscendovi, nonostante le sevizie imposte,ordinarono di condurre i soldati sul monte Ararat dove furono crocifissi. Fino al 1786, l’aula della chiesa ha ospitato anche un bellissimo coro ligneo cinquecentesco realizzato da Piero Mati, conservato adesso nella sala Maggiore del Palazzo Comunale.
Orari di apertura:
Ingresso libero.
Lunedì – Sabato 8:15 – 13:30
Chiuso la Domenica. Chiuso il 1 Gennaio, il 1 Maggio, il 25 Dicembre salvo aperture straordinarie